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Clima ed indicatori climatici del Piemonte Scarica PDF
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La regione Piemonte è situata alla testata della Pianura Padana ed è limitata su tre lati da catene montuose, che ne occupano la metà del territorio, con le vette più elevate del continente europeo. Tale geografia definisce e regola la peculiarità climatica del Piemonte, zona di incontro delle masse d'aria continentali provenienti dalla Piana del Po, dell'umidità proveniente dal Mediterraneo e delle correnti atlantiche nord-occidentali che interagiscono con i rilievi innescando frequenti circolazioni locali e favorendo la presenza di microclimi(1).

I maggiori controlli esercitati sul clima dallo spazio fisico in Piemonte sono di natura orografica, mentre nessuna influenza è esercitata dalla variazione della latitudine, data la relativa esiguità dell'estensione Nord-Sud del territorio (circa 2° di differenza), come conferma ad esempio lo studio della varianza della temperatura, effettuata attraverso la tecnica dell'Analisi in Componenti Principali.

Calcolando i classici diagrammi di Walter e Lieth (2) per ciascun punto griglia, si riesce ad effettuare un prima classificazione dei regimi micro-climatici del Piemonte, basandosi fondamentalmente sulla distribuzione interannuale della precipitazioni. La figura 1 ne mostra una rappresentazione sintetica, in cui si possono distinguere essenzialmente 4 tipologie principali:

Grafici: Principali regimi micro-climatici in Piemonte

Figura 1: principali regimi micro-climatici in Piemonte. Partendo dal basso a sinistra in senso orario: prealpino, subalpino, subcontinentale e sublitoraneo. Il diagramma corrispondente all'area di Torino, mostra, come esempio, una situazione intermedia tra regime prealpino e sublitoraneo.

  1. prealpino, il più diffuso in Piemonte, che mostra due massimi nelle stagioni primaverile (principale) ed autunnale. Le precipitazioni minime si osservano in inverno, anche se non vi è una grossa differenza con i quantitativi estivi;
  2. subalpino, si differenzia dal prealpino per il fatto che il massimo autunnale tende ad essere superiore a quello primaverile e si accentua la differenza tra i quantitativi invernali e quelli estivi, a favore di quest'ultimi. Caratteristico della prima cintura alpina, in Piemonte lo si ritrova nella parte più a nord della regione;
  3. subcontinentale, tipico della parte nord-occidentale della regione, si caratterizza per i quantitativi di precipitazione estiva che sono quasi sugli stessi livelli dei massimi primaverile (secondario) ed autunnale (principale);
  4. sublitoraneo, preponderante nella zona sud-orientale del Piemonte (e nell'alta Val di Susa), mostra un massimo principale di precipitazioni in autunno, inverni generalmente molto umidi ed estati calde. Il relativo climatogramma di Walter e Lieth, evidenzia come in questa stagione la curva delle temperature superi il minimo della precipitazione, suggerendo un tipo di regime climatico tendente a caratteristiche aride.

Naturalmente la gran parte delle località ha un comportamento di transizione tra una specifica tipologia climatica e l'altra. Un esempio è rappresentato dal grafico che rappresenta l'area corrispondente alla città di Torino, dove si nota un graduale passaggio da caratteristiche prealpine (massimo primaverile della precipitazione superiore a quello autunnale) verso peculiarità sublitoranee (si noti come il minimo estivo della precipitazioni estiva quasi intersechi il massimo delle temperature nella medesima stagione).

Sul fronte della distribuzione spaziale di temperature medie annuali (figura 2a) e precipitazioni cumulate annuali (figura 2b), una rappresentazione sia su piano sia tridimensionale, permette di cogliere le peculiari caratteristiche di queste importanti variabili climatiche sull'area di studio.
Per le temperature si è scelta un rappresentazione tridimensionale che grafica sull'asse perpendicolare al piano di riferimento, l'opposto del valore osservato. Questa raffigurazione, come è lecito attendersi dalla letteratura, mostra chiaramente come la temperatura media per ciascun punto griglia sia linearmente collegata con la quota cui si riferisce ed è facile verificare che viene rispettato il raffreddamento atmosferico in approssimazione adiabatica. Da notare come ai margini del dominio, ossia al di fuori dei confini di Piemonte e Val d'Aosta dove si trovano le stazioni di misura sulla base delle quali è stata costruita questa analisi, tale approssimazione venga a mancare, ponendo dei limiti sull'utilizzo dei dati del dataset in queste aree.

Mappa: Rappresentazione tridimensionale (in alto) e tramite isoterme (in basso) della temperatura media annua media nel periodo 1957-2009 sul Piemonte e Val d'Aosta Mappa: Rappresentazione tridimensionale (in basso) e tramite isoiete (in alto) della precipitazione cumulata annua media nel periodo 1957-2009 sul Piemonte e Val d'Aosta

Figura 2a: rappresentazione tridimensionale (in alto) e tramite isoterme (in basso) della temperatura media annua media nel periodo 1957-2009 sul Piemonte e Val d'Aosta. I valori sono graficati con scala inversa in modo da simulare l'orografia dell'area.

 

Figura 2b: rappresentazione tridimensionale (in basso) e tramite isoiete (in alto) della precipitazione cumulata annua media nel periodo 1957-2009 sul Piemonte e Val d'Aosta. In bianco i punti al di fuori dell'area di integrazione delle singole serie storiche su punto stazione.

La tabella 1 infine riassume i valori di temperatura minima e massima media nel periodo 1958-2009 per ciascun mese, suddivisi per fasce altimetriche. Il mese più caldo dell'anno è luglio, mentre quello più freddo è gennaio: è interessante notare come anche nella fascia più bassa di quote, la temperatura minima media di gennaio sia inferiore seppur di poco agli zero gradi.

Tabella 1: temperature massime e minime medie annue e mensili suddivise per fasce altimetriche, che possono schematicamente rappresentare rispettivamente: pianura,vallate,media montagna ed alta montagna. In rosso il mese più caldo, in blu quello più freddo.
    Anno Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
    °C °C °C °C °C °C °C °C °C °C °C °C °C
inferiori a 500 m Massima 16,9 5,7 8,2 13 16,7 21,4 25,6 28,5 27,5 23,1 17,1 10,5 6,4
Minima 8,2 -0,8 0,5 3,8 7,2 11,8 15,4 17,7 17,2 13,6 9 3,9 0,1
tra 500 m e 1500 m Massima 12,6 3,6 5 8,2 11,4 15,9 20 22,9 22,1 17,9 13 7,4 4,1
Minima 5,2 -2,5 -1,8 0,7 3,7 8 11,4 13,8 13,6 10,2 6,2 1,4 -1,8
tra 1500 m e 2500 m Massima 6,5 -0,9 -0,1 2 4,5 8,9 12,7 15,5 14,9 11,4 7,4 2,5 -0,2
Minima 0,8 -6,2 -6,1 -4,3 -1,8 2,8 6,4 9,1 9 6 2,5 -2,3 -5,2
superiori a 2500 m Massima 0,3 -5,3 -5,5 -4,4 -2,8 1,4 4,8 7,6 7,4 4,9 2,1 -2,2 -4,4
Minima -3,9 -9,8 -10,1 -9,1 -7,3 -2,8 0,8 3,6 3,6 1,2 -1,8 -6,3 -8,8

La distribuzione spaziale delle precipitazioni cumulate presenta caratteristiche meno scontate. La zona maggiormente piovosa si localizza a nord della regione, con picchi anche superiori ai 1600 mm/anno, mentre quella meno ricca di precipitazioni è l'area della pianura alessandrina con quantitativi minori di 700 mm/anno. Da notare come la fascia prealpina e la parte più esterna delle Alpi faccia da schermo alle precipitazioni: questo comporta che aree come l'alta Val di Susa o la Val d'Aosta registrino quantitativi cumulati di precipitazione ben inferiori alle loro aree circostanti. Uno sguardo alle tabelle 2 e 3, nelle quali sono riportati i quantitativi di precipitazione cumulata meda mensile e le percentuali rispetto al totale annuo, suddivisi per fasce altimetriche, permette di identificare Aprile come il mese più piovoso in Piemonte e Dicembre come quello più secco (anche se i valori sono molto vicini a quelli del mese di Gennaio).

Infine, altra caratteristica importante del campo di precipitazione sul Piemonte che si evince incrociando le informazioni derivati dalla rappresentazione spaziale (figura 2b) e dalle tabelle 2 e 3, è quella che le quote intermedie mostrano precipitazioni mediamente superiori sia alle quote più basse sia a quelle più alte. Questa evidenza rispecchia il carattere principalmente orografico della precipitazione in ambito mediterraneo, dove i quantitativi maggiori si registrano laddove il sollevamento delle masse d'aria umida è massimo. Tuttavia va tenuto in conto la minore disponibilità di stazioni meteorologhe di rilevamento alle alte quote e la non sempre efficace trasformazione da neve a pioggia della precipitazione.

Tabella 2: precipitazioni cumulate medie annue (nel periodo 1958-2009) e mensili suddivise per fasce altimetriche che possono schematicamente rappresentare rispettivamente: pianura,vallate,media montagna ed alta montagna. In rosso il mese più piovoso, in blu quello più secco. Si noti come il mese di aprile risulti il più piovoso anche grazie alla maggiore diffusione del regime climatico prealpino in ambito regionale.
  Anno Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
  mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm
inferiori a 500 m 920,8 51,8 66,5 100 108,1 81,3 52,9 73,4 84,6 106,3 92,6 57,3 46
tra 500 m e 1500 m 1094,2 56,1 75,4 118,8 133,4 99,9 65,2 85,6 103 130,3 107,9 65,7 52,9
tra 1500 m e 2500 m 959,4 51,9 65,5 99,4 114,5 89,7 61,1 76,1 87,6 111 90,6 61,3 50,7
superiori a 2500 m 925,3 50,5 62 93,4 112,8 91 64,4 77,9 82,9 101,6 81,9 57,9 48,9
Tabella 3: percentuale rispetto al totale annuo delle precipitazioni cumulate medie mensili nel periodo 1958-2009, suddivise per fasce altimetriche che possono schematicamente rappresentare rispettivamente: pianura, vallate, media montagna ed alta montagna. In rosso il mese più piovoso, in blu quello più secco.
  Anno Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
  % % % % % % % % % % % % %
inferiori a 500 m 100 5,6 7,2 10,9 11,7 8,8 5,7 8 9,2 11,5 10,1 6,2 5
tra 500 m e 1500 m 100 6,1 8,2 12,9 14,5 10,8 7,1 9,3 11,2 14,2 11,7 7,1 5,7
tra 1500 m e 2500 m 100 5,6 7,1 10,8 12,4 9,7 6,6 8,3 9,5 12,1 9,8 6,7 5,5
superiori a 2500 m 100 5,5 6,7 10,1 12,3 9,9 7 8,5 9 11 8,9 6,3 5,3
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