RICCARDO PERRET

 

L’obbiettivo iniziale del lavoro è stato quello di analizzare se la procedura proposta dal Rapporto VAPI per la Regione Piemonte, che ingloba anche il territorio della Valle d’Aosta,  fosse adeguata allo valutazione delle piene valdostane.

Un primo passo è stato quello di raccogliere tutti i dati di portata al colmo presenti nella regione: si sono utilizzate tutte le serie del Servizio Idrografico e alcune serie raccolte da enti interessati a tali problematiche. In particolare si sono utilizzate numerose serie misurate in sezioni dove è presente uno sbarramento artificiale. Partendo dalle serie sopra citate, si è potuto intraprendere una prima validazione delle curve di probabilità cumulata calcolate con la procedura VAPI. Il software VAPI fornisce due differenti set di parametri per la funzione di probabilità cumulata TCEV. Uno si riferisce alla procedura identificata nel presente studio come “non modificata” e l’altra a quella “modificata. Tale differenza consiste nel fatto che, pur entrambe derivanti da metodologie che pongono le loro basi sulla tecnica della regionalizzazione, la procedura “modificata”, che il VAPI fornisce come definitiva, tiene anche conto di alcuni parametri geomorfoclimatici caratterizzanti i bacini oggetto di studio. Dal confronto risulta che la procedura “modificata” fornisce valori della curva di crescita poco confrontabili con i dati sperimentali. In genere fornisce dei valori del fattore di crescita molto più elevati a parità di periodo di ritorno. La procedura “non modificata” fornisce invece una curva di crescita abbastanza confrontabile con i dati sperimentali.

 

 

Figura 1. Confronti tra diverse stime delle curve di crescita

 

Queste curve sono state confrontate (figura 1) anche con studi svolti a scala locale. Si è visto che gli studi a scala locale di bacino e quelli a scala regionale per bacino della Valle d’Aosta, svolti con il software TCEVR solo sulle serie valdostane, seguono bene i dati sperimentali, e di conseguenza sono ben confrontabili con la procedura VAPI “non modificata”. La differenza tra i valori forniti dalla procedura “modificata” e i dati sperimentali tende a diminuire con l’aumentare dell’area del bacino. La correzione, dipende infatti dal fatto che i bacini piccoli sono quelli di testata e cioè hanno quote elevate. Infatti intervengono anche altri parametri come ad esempio l’area di alta quota, e l’area coperta da ghiacciai e nevai. I confronti sopra descritti sono stati svolti anche per bacini che non hanno dati sperimentali di portata al colmo, bensì solo dati di portata media giornaliera massima annua. Ovviamente in tale caso il confronto ha solo un carattere indicativo.

 

Si è ritenuto utile rivedere la metodologia di stima VAPI usando nuove serie di dati, non utilizzati in quello studio. Tra le serie nuove ci sono anche serie misurate a ridosso di bacini artificiali.In tale analisi si è cercato di definire come variasse il coefficiente di scala L1, definito come numero medio annuo di eventi di piena della componente ordinaria, nel territorio valdostano. Si è cercato di capire quale o quali parametri geomorfoclimatici del bacino influenzassero tale parametro. Purtroppo l’estrema variabilità locale non ha permesso di definire nemmeno qualitativamente un determinato andamento. Il passo successivo è stato quello di utilizzare al posto della TCEV la Gumbel e definire nuovi valori del parametro di scala (primo approccio). La procedura sopra descritta è stata applicata sia ai dati di portata al colmo che ai dati di portata media giornaliera massima annua: anche quest’ultimi sono stati utilizzati al fine di stimare il parametro di scala. In questo modo si sono ricavati due stime del parametro di scala. Una per i dati al colmo e una per i dati giornalieri. Siccome tali valori non non erano circa uguali per ogni stazione si e provato ad itrodurre nel calcolo del parametro di scala il valore della soglia Xo. Si è ricercata la soglia xo che eguagliasse  i due parametri di L1. La stima e risultata ragionevole. Infatti i valori di soglia sono valori posti quasi sempre al di sotto del valore minimo della serie o al massimo la serie ha un solo valore inferiore. Ovviamente tale soglia si è potuta stimare solo per quelle stazioni che hanno entranbe le tipologie di dati (colmo e giornalieri). Per quelle stazioni con  un solo tipo di dato la soglia è stata stimata tramite l’utilizzo del valore di deflusso medio mensile massimo che è risultato essere circa uguale al valore di soglia, figura 2.

 

 

Figura 2. Correlazioni tra valori di deflusso medio mensile massimo e valori di soglia calcolati con la formulazione ricavata imponendo l’ugualianza tra i parametri di scala L1 derivanti da dati di portate al  colmo e giornaliere massime annue.

 

I parametri di scala stimati sono stati utilizzati al fine di definire la variabilità del parametro di scala sul territorio valdostano. Si sono ricercate le correlazioni con dieci parametri geomorfoclimatici dei bacini in questione. Purtroppo non si sono riscontrate alcune correlazioni. Neanche nei confronti del L1 delle piogge esiste una buona corrispondenza; tale fatto è comprensibile analizzando il fatto che il territorio valdostano ha una percentuale di aree coperte da ghiacciai e nevai molto elevata. Questa caratteristica fa sì che alla formazione delle piene non concorra solo l’evento pluviometrico, bensì anche l’apporto della fusione nivo-glaciale. I coefficienti di correlazione sembrano, invece, mostrare la presenza di alcune correlazioni: analizzando, però, visivamente la rappresentazione grafica delle correlazioni si capisce che è solo un effetto dovuto alla presenza di alcuni dati che, differenziandosi notevolmente dagli altri, provocano una distorsione del coefficiente di correlazione. Infatti, utilizzando la tecnica della “Rank Correlation”, tale parvenza di correlazione viene meno.

 

Un ulteriore passo nella ricerca delle correlazioni sopra indicate è stato quello di dividere i bacini esposti a Nord da quelli esposti a Sud. Anche in tal caso le correlazioni sono risultate inesistenti.

La mancanza di corrispondenze dirette con i parametri geomorfoclimatici dei bacini mostrano la notevole variabilità e irregolabilità del parametro di scala delle portate al colmo sul territorio valdostano.