LAGUARDIA GIOVANNI

 

In questo lavoro si vogliono indagare le potenzialità delle grandezze umidità del suolo e vegetazione e delle loro dinamiche, così come catturate da sensori remoti, in alcune applicazioni idrologiche.

È opportuno osservare sin d’ora che l’osservazione dello stato di umidità del suolo da satellite è un campo della ricerca in continua evoluzione. Per le analisi condotte su dati raccolti durante campagne sperimentali si possono rinvenire risultati molto incoraggianti e di sicuro valore scientifico. Ben diverse, e spesso contraddittorie, sono le risultanze ottenute nelle analisi su area vasta, ove mancano ancora applicazioni che possano essere adottate come standard di riferimento.

Questa grande differenza è dovuta all’impossibilità di controllare una serie di parametri atmosferici e del suolo richiesti dai modelli sviluppati su campagne sperimentali nell’applicazione degli stessi su area vasta. È dunque obiettivo primario individuare una tecnica di misura di indici di umidità del suolo che non necessiti di informazioni difficilmente reperibili in un contesto operativo, ovvero che non richieda affatto dati ancillari.

D’altra parte, non è raro che siano mal valutate le capacità di indagine dei sensori, con notevoli difficoltà di accoppiamento di un indice derivato da satellite, riferibile ad un dato spessore di suolo, con la grandezza misurata in campo o ricostruita mediante modelli idrologici tradizionali su uno spessore di suolo ben diverso.

Un problema nodale per l’utilizzo di una misura di una qualsivoglia grandezza è la necessità di poter disporre di dati raccolti nel tempo con frequenza confrontabile con la scala temporale di riferimento delle dinamiche della grandezza stessa. L’umidità del suolo, per la funzione di compenso svolta dal suolo stesso nei processi di interscambio, è caratterizzata da dinamiche piuttosto lente nei periodi di asciugamento, che diventano però confrontabili con quelle della grandezza idrologica che maggiormente incide su di essa, la pioggia, nelle fasi di ricarica. Un sistema di monitoraggio dell’umidità del suolo che voglia coglierne appieno le dinamiche deve garantire dunque una frequenza di misura confrontabile con quella di occorrenza della pioggia. Tale aspetto risulterà determinante quando si andranno a valutare le possibilità di utilizzo dei diversi sensori oggi in orbita, in quanto sono ben pochi quelli installati su piattaforme satellitari che garantiscano una adeguata frequenza di passaggio.

Di fatto, le problematiche su menzionate sono tali da richiedere, preliminarmente alle valutazioni per l’utilizzo a fini idrologici, una attenta analisi delle tecniche di determinazione dell’umidità del suolo da dati telerilevati ad oggi disponibili, con particolare attenzione alla disponibilità in un contesto operativo di eventuali dati ancillari, e alla adattabilità di tali tecniche ad applicazioni su lunghe serie temporali.

Ben più consolidate sono le tecniche di osservazione da satellite della vegetazione, dunque più nutrita la messe di prodotti. Le serie storiche di indici di vegetazione sono correntemente utilizzate per la classificazione della vegetazione in base alle sue dinamiche (DeFries et al., 1995; Jakubauskas et al., 2002), ma anche per la classificazione climatica di aree vaste (Azzali e Menenti, 2000).

La connessione fra la fenologia della vegetazione ed il bilancio idrico ed energetico ben supporta gli sforzi tesi a valutare le capacità dell’osservazione della vegetazione a supporto dell’analisi regionale nell’approccio geomorfoclimatico. Verranno dunque valutate le prestazioni della fenologia della vegetazione come descrittore del clima della regione, per poi procedere all’utilizzo delle informazioni ottenute a supporto dell’analisi regionale delle piene e dei deflussi.