LUCA GROSSINI

 

L’emissione di anidride carbonica dal suolo rappresenta una delle maggiori fonti di produzione di CO2 dell’intero ecosistema terrestre. Il rapido aumento della CO2 presente nell’ambiente (Houghton et al., 2001) rende necessaria una valutazione delle sue potenziali sorgenti. Comprendere le dinamiche della CO2 nel suolo e quantificarne il rilascio dal terreno può pertanto facilitare la previsione dei cambiamenti futuri nella quantità di anidride carbonica in atmosfera.

La concentrazione di CO2 nel terreno fornisce interessanti informazioni riguardanti la produzione e i flussi di anidride carbonica nel suolo, che sono il risultato di respirazione eterotrofa (attraverso biomassa batterica) e autotrofa (tramite le radici), dipendente da parametri fisici e biologici. In particolare, diversi studi hanno sottolineato il ruolo assunto da temperatura e umidità quali forzanti esterne predominanti per lo sviluppo della CO2 nel suolo.

L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di indagare le variabili eco-idrologiche che influenzano le dinamiche dell’anidride carbonica nello strato superiore nel suolo, fino ad una profondità di 30-40 cm, in quanto luogo in cui la quasi totalità di CO2 nel terreno viene prodotta. Tale attività è stata organizzata in due diverse fasi: la prima ha riguardato operazioni sperimentali effettuate presso il sito di ricerca Duke Forest della Duke University (Durham, Nord Carolina, USA), attraverso l’utilizzo di innovativi strumenti tecnologici di misura e la realizzazione di un nuovo campo di prova; nella seconda, svolta sia alla Duke University che presso il Politecnico di Torino, sono stati condotti studi basati sull’analisi e la modellazione di dati derivati un analogo esperimento, già funzionante presso la Duke Forest a partire dalla primavera del 2005.

Attraverso l’attività svolta si è verificato che le oscillazioni medie giornaliere di temperatura e di concentrazione di anidride carbonica nel suolo sono generalmente in fase nei primi 20 cm di terreno e in controfase più in profondità, dove si registra una ritardo alla risposta della propagazione di CO2 rispetto alla temperatura. Tale ritardo varia stagionalmente, così come l’ampiezza delle oscillazioni giornaliere di CO2, maggiori in estate e primavera che in inverno.

Allo stesso modo, i repentini aumenti nell’umidità del suolo causati dagli eventi di pioggia provocano un aumento della concentrazione di anidride carbonica nel suolo. La CO2 tende solitamente ad aumentare con un breve ritardo temporale (30 minuti – 1 ora) rispetto all’incremento di umidità del suolo in corrispondenza di una precipitazione. Come per la temperatura, l’ampiezza dei picchi medi giornalieri di CO2 diminuisce con la profondità.

E’ stato poi individuato un particolare andamento nei diagrammi che riportano gli andamenti di umidità e concentrazione di CO2 in ciascuna stagione, con almeno tre differenti forme che non possono essere spiegate solamente con l’andamento climatico stagionale, ma che probabilmente derivano invece dalla combinazione degli effetti dovuti alla temperatura, all’aridità e alle caratteristiche del suolo nei vari periodi dell’anno.

Si è infine notata una forte relazione tra le variabili ambientali analizzate (concentrazione di CO2, temperatura e umidità del terreno), la produzione biologica totale e i flussi di anidride carbonica dal suolo. Applicando un modello semplificato basato sulla produzione e diffusione della CO2, è stata effettuata una verifica del bilancio di CO2 nel terreno: in particolare si è dimostrato che nei suoli della Duke Forest la quasi totalità di anidride carbonica prodotta viene rilasciata in atmosfera in termini di respirazione del suolo (soil respiration) e che pertanto non avviene un significativo accumulo nel terreno; stimando i flussi superficiali è quindi possibile avere un’idea della produzione totale di CO2 nel suolo.