ERME CHRISTIAN

 

Le crisi idriche, causate dai cambiamenti climatici in atto nel corso di quest’ultimo decennio, sono un problema sempre più attuale e attribuiscono a questa risorsa un ruolo destinato ad accrescersi nel tempo. Per questo motivo assumono sempre più importanza gli studi finalizzati a valutare le vulnerabilità dei sistemi acquedottistici di approvvigionamento idrico. 

In particolare la seguente tesi intende proporre un approccio metodologico al problema della valutazione dei rischi di deficienza idrica, con riferimento ai sistemi di approvvigionamento idrico situate in aree montane.

I sistemi idropotabili in aree montane sono tradizionalmente considerati al riparo da situazioni di emergenze idriche, a causa del fatto che le precipitazioni medie tendono ad aumentare con la quota. Questi sistemi sono fortemente dipendenti dalla regolarità del regime dei deflussi, in cui un ruolo importante è svolto dalla presenza di nevai e ghiacciai. Il cambiamento climatico, che si sta verificando in questi anni, ha molti effetti sulle realtà montane: l’aumento delle temperature causa una riduzione delle riserve naturali di neve, le oscillazioni sempre più ampie dei cicli climatici causano cambiamenti nel regime delle precipitazioni e deflussi tali da portare situazioni di siccità anche gravi. Infatti la crisi idrica che ha colpito il Piemonte nell’inverno 2001 – 2002 ha dimostrato in particolar modo la vulnerabilità delle aree montane a periodi di siccità, mettendo in evidenza gli effetti causati da fenomeni di spostamento dei cicli idrologici.

Inoltre le disposizioni dettate dalla Legge del 5 gennaio 1994, n. 36   “Disposizioni in materia di risorse idriche”, che stabilisce i criteri per la gestione del servizio idrico integrato, costituito dall’insieme di servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad uso civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue, prevedono che i gestori del servizio idrico, all’interno di ciascun ambito territoriale ottimale, debbano attuare piani di manutenzione mirati degli impianti, delle reti di adduzione e distribuzione, delle opere di captazione e provvedere alla realizzazione di nuove infrastrutture, secondo i requisiti di efficienza, efficacia e economicità.

In questa ottica diventa importante riuscire a formulare una serie di prime indicazioni esplorative sulle caratteristiche delle utenze servite, in modo che il gestore abbia uno strumento per valutare le situazioni più critiche fin dalla fase di prima caratterizzazione dello schema idrico.

L’obiettivo principale di questo studio è valutare in sistemi acquedottistici montani il rischio di crisi idrica e la vulnerabilità generale dei sistemi. In particolare si intende formulare una proposta di classificazione di primo livello delle condizioni di rischio di deficienza idrica, che tenga conto sia delle caratteristiche idrologiche delle fonti di approvvigionamento, con riferimento a condizioni di siccità invernale e alla loro vulnerabilità a possibili cambiamenti climatici, e sia della configurazione delle infrastrutture del servizio idrico, per evidenziare possibili interventi migliorativi.

Il criterio applicato nell’elaborazione è rappresentato dalla metodologia proposta da Claps et al (2000) che permette di fare delle valutazioni attendibili sull’affidabilità di uno schema idrico, in base a considerazioni tecniche sulle cause di disservizio e in base a dati dello schema facilmente determinabili.

Per soddisfare le esigenze idropotabili della popolazione è necessario sottolineare come la richiesta di acqua potabile sia aumentata di pari passo con lo sviluppo degli insediamenti residenziali e produttivi, dei servizi pubblici, del terziario, di particolari settori della zootecnia. In Piemonte questo sviluppo non ha avuto una crescita uniforme, ma le nuove attività e i nuovi insedianti si sono concentrate in zone assai ristrette e variamente distribuite. In generale, per quanto riguarda i consumi d’acqua in Piemonte, l’80% della domanda è di tipo domestico e commerciale, il 14% del volume distribuito è assorbito dall’industria e dalle attività del settore alberghiero mentre il restante 6% è utilizzato nelle strutture pubbliche, quali scuole, ospedali, uffici amministrativi.

I consumi totali in Piemonte sono stimanti in 420 milioni di m3 annui, inferiori ai volumi attualmente disponibili alle fonti di approvvigionamento, ammontanti a circa 580 milioni di m3, di cui il 70% è fornito da acque sotterranee, il 10% da acque superficiali e il restante 20% da sorgenti. Nonostante questi dati, all’utenza finale risulta mancare un volume di circa 26 milioni di m3 annui, in quanto più del 20% dei volumi d’acqua disponibili vengono perduti, sia nel sistema di adduzione sia nella rete di distribuzione interna ai centri abitati. Il bilancio idrico globale, stimato in base alla disponibilità ed alle esigenze idriche dell’intera regione, risulta comunque di poco in attivo, ma un aspetto importante che si sottolinea è lo squilibrio tra la disponibilità della risorsa e l’esigenza della zona, ciò significa disponibilità al di sopra del necessario in alcune zone e carenze anche gravi in altre zone.

La causa di questo deficit dipende principalmente dalla realtà locale, come ad esempio in zone montane dove nel periodo estivo l’elevato afflusso turistico coincide con la scarsità stagionale della risorsa. Alla carenza di tipo quantitativo si deve aggiungere quella dovuta alla necessità di sostituire parte delle fonti di approvvigionamento attualmente in funzione a causa dell’inquinamento a cui sono soggette.

In base a queste considerazioni generali emerge la necessità di proporre delle soluzioni migliorative che aumentino l’affidabilità delle fonti di approvvigionamento e incrementino la disponibilità idrica necessaria per soddisfare le domande.

Il caso di studio è rappresentato dai sistemi di approvvigionamento idrico appartenenti al comprensorio della Comunità Montana Valle Sessera in provincia di Biella. La popolazione di questo territorio è stata spesso soggetta a situazioni di emergenza idrica, causata dalla siccità che più volte si è verificata negli ultimi anni; infatti, oltre alla siccità invernale 2001-2002, un’altra grave crisi idrica ha colpito questa zona nella scorsa estate 2003.

Pertanto è evidente la necessità di studiare l’affidabilità dei sistemi idropotabili in ambienti montani, con riferimento alla zona di studio in cui si mettono in evidenza i punti deboli del sistema e si propongono interventi finalizzati al miglioramento dell’affidabilità dei sistemi e nuove soluzioni di approvvigionamento idrico.

Per questo motivo si è reso indispensabile procedere ad un’indagine conoscitiva dei sistemi acquedottistici presenti sul territorio svolta con la collaborazione delle amministrazioni comunali e del Consorzio d’Irrigazione e Bonifica Ovest-Sesia Baraggia, che gestisce direttamente alcuni elementi del sistema idrico della Valle Sessera. L’obiettivo principale dell’indagine effettuata è stata la ricerca di indicazioni riguardanti la situazione delle fonti di alimentazione, soprattutto dal punto di vista quantitativo e gestionale, al fine di aggiungere materiale di studio ai dati disponibili ricavati dal Catasto delle Infrastrutture delle Servizio Idrico Integrato della Regione Piemonte e dai documenti forniti dalla Provincia di Biella.