CAMBIERI CARLO

 

Il presente lavoro si propone di valutare ed esaminare i procedimenti e le metodologie che consentono di affrontare uno studio idrologico, finalizzato alla valutazione probabilistica delle portate di piena.

Lo stimolo verso una trattazione di questo tipo viene dal fatto che negli ultimi anni l’argomento è apparso di estrema attualità a causa di eventi alluvionali particolarmente intensi e gravosi che hanno interessato l’intero nostro territorio nazionale ed in special modo le aree settentrionali.

Il Piemonte in particolar modo è stato interessato da fenomeni alluvionali di straordinaria entità e gravità, precisamente negli anni 1994, 1998 e 2000.

Tuttavia il tipo studio che si vuole affrontare, in generale prescinde e si svincola dalla singola realtà nella quale si ha la necessità o si desidera operare: si vedrà che le metodologie adottabili  sono nel loro complesso standard e adattabili a differenti zone di interesse.

Si indica con l’aggettivo standard una metodologia messa a punto per una qualsiasi realtà territoriale, che viene  adattata ad ogni caso specifico solo nel momento in cui si ha la necessità di utilizzare dati specifici al fine di ottenere risultati quantitativi pertinenti alla realtà in oggetto.

Questo adattamento verrà effettuato nel presente studio con riferimento all’analisi idrologica del bacino montano del fiume Sesia, a partire da una più ampia trattazione che riguardi almeno l’intero territorio piemontese e in qualche caso l’intero nord Italia.

I procedimenti di regionalizzazione dell’informazione idrologica infatti necessitano di una base di dati che interessi inevitabilmente una regione più vasta di quella che è oggetto della trattazione specifica. Basti pensare all’analisi statistica dei dati storici per comprendere quanto importante e inderogabile sia la necessità di operare in tal senso.  Per tanto, si vedrà che anche la trattazione idrologica di un bacino  seppur piccolo come quello alpino del Sesia, richiederà la ricerca e il reperimento di innumerevoli informazioni e dati derivanti da studi a scala più ampia e su realtà limitrofe. Bisognerà per forza di cose illustrare e valutare i precedenti studi svolti a livello regionale e trarne le debite considerazioni.

E’ in quest’ottica che la valutazione probabilistica delle portate di piena del fiume Sesia rientra in un più ampio studio relativo all’intera Regione Piemonte, che a sua volta fa capo ad un progetto che  va sotto il nome di programma nazionale di valutazione delle piene per i corsi d’acqua italiani (Progetto VAPI).

L’esigenza di intraprendere il progetto per la Regione Piemonte nacque verso la metà degli anni novanta allorché, in seguito all’alluvione del novembre del 1994 nel bacino del Tanaro, il Consorzio interUniversitario per la previsione e prevenzione dei Grandi Rischi (CUGRI) unitamente alla Regione Piemonte,  decise di applicare all’intero territorio piemontese una metodologia di studio per la valutazione delle piene messa a punto nel decennio precedente.

Nacque così un Rapporto, basato sull’analisi statistica regionale delle piogge e delle portate e sull’utilizzo ottimale di tutte le informazioni idropluviometriche fornite dal Servizio Idrografico Italiano.

Il progetto pertanto costituisce non solo una guida metodologica, ma anche un supporto operativo che, attraverso l'elaborazione di migliaia di dati fornisce un utile riferimento per singoli studi e progetti a scala di bacino: il miglioramento dei metodi di valutazione delle piene fluviali è una esigenza particolarmente sentita nel nostro Paese, sia per la corretta progettazione delle opere, sia più in generale per la pianificazione degli interventi di difesa dalle piene.

Fino agli anni '60 del secolo scorso infatti , gli interventi di controllo delle piene, basati essenzialmente su opere di difesa strutturale di tipo passivo, erano progettati con il criterio della sicurezza assoluta, escludendo a priori l'esistenza  di un rischio idrologico. La piena di progetto era valutata usando metodi empirici deterministici, basati sulla massima portata osservata nelle stazioni di misura e su curve di inviluppo con l'area del bacino sotteso.

Gli eventi disastrosi degli ultimi decenni (alluvione del Polesine nel 1951, alluvione di Salerno nel 1954, inondazione di Firenze nel 1966, etc.) portarono a riconoscere che la sicurezza "ad ogni costo" non è possibile e plausibile.

E’ infatti ormai convinzione generalizzata che la stima di un parametro idrologico, sia esso riferito alle piogge o alle portate, non può più essere oggetto di empiricità, ma viceversa desunto da un’attenta e scientifica analisi idrologica almeno a livello regionale.

In sostanza non esiste un'unica piena di progetto da stimare con metodi deterministici. La massima piena di progetto varia con la probabilità di rischio, ovvero con il periodo di ritorno T, che va scelto in base ad un processo decisionale di tipo socio-economico, o almeno fissato con criteri di omogeneità secondo il tipo di intervento e le caratteristiche dei danni temuti.

Ne deriva la necessità di ricorrere ad un approccio probabilistico, e quindi di valutare nelle sezioni fluviali di interesse la relazione fra la massima portata di piena Q(T) ed il periodo di ritorno T.

I metodi statistici basati sull’analisi di frequenza delle piene forniscono stime di Q in funzione del tempo di ritorno T, senz’altro migliori rispetto a quelle che si potrebbero ottenere indirettamente per via analitica a partire dalle massime piogge per un medesimo periodo di ritorno; ciò è essenzialmente dovuto all’incertezza con cui vengono stimati i parametri che caratterizzano le trasformazioni empiriche piogge-portate.

L’articolazione dell’analisi oggetto del presente studio prevede un a prima parte dedicata all’esame e all’illustrazione delle metodologie generali, adottabili per un corretto approccio di tipo idrologico probabilistico.

Si passa poi all’esame della realtà piemontese così come è stata affrontata nel Progetto VAPI sopra citata ed infine si illustrerà quanto è materialmente stato applicato per il caso specifico del bacino montano del fiume Sesia.

Come ovvio il lavoro ha necessitato di una fase preliminare di reperimento e di valutazione di una certa quantità di materiale bibliografico.

Nella lettura delle fonti e delle varie pubblicazioni non sono tuttavia mancate le inevitabili difficoltà, talvolta di comprensione e talvolta di analogia e rispondenza dei diversi argomenti esaminati.

Nella fase di esposizione riportata nella presente stesura si è cercato quanto più possibile di rendere chiaro e congruo quanto si è reputato necessario illustrare e spiegare.