BARBERIS CHIARA
Il clima terrestre è andato
mutando, in modo significativo e continuativo, a scale temporali che
abbracciano un arco di tempo assai ampio.
La variabilità del clima si
esprime secondo due fondamentali modalità: le variazioni forzate e le variazioni
libere.
Le prime rappresentano la
risposta del sistema climatico ai cambiamenti delle forzanti esterne, mentre le
seconde sono dovute all’instabilità interna e agli effetti di retroazione, che
sono il frutto delle interazioni non lineari tra le varie componenti del
sistema climatico.
La suscettibilità del
sistema climatico a modificarsi a causa di variazioni della composizione
atmosferica può essere rappresentata, in modo molto sintetico, con modelli
globali di cambiamento, che misurino la differenza tra lo stato attuale del
sistema climatico e lo stato perturbato.
I modelli climatici più
sofisticati sono quelli di circolazione globale, GCM (General Circulation
Model), che rappresentano i processi fisici del sistema climatico attraverso
una serie di equazioni differenziali che descrivono la conservazione della
massa e dell’energia in ogni cella e il trasporto da una cella all’altra.
Risolvendo le equazioni, vengono simulate le diverse variabili climatiche sulla
griglia di calcolo.
Fattore chiave della
modellazione è il grado di dettaglio con cui viene discretizzato il sistema,
cioè la dimensione delle celle.
I modelli più noti usano
celle di cinque gradi di latitudine e di longitudine che corrispondono a
caselle di 500 km di lato. Come si può ben notare, una cella di tale grandezza
fornisce un’immagine molto grossolana della realtà, tuttavia i GCM sono modelli
fisicamente basati e consentono di compiere esperimenti e simulazioni su scenari futuri.
Tutti i tipi di modelli
concordano sul fatto che la Terra dovrebbe riscaldarsi, ma le valutazioni su
tale entità divergono in modo significativo. Ad esempio, l’ipotesi di scenario
futuro “2xCO2” comporta
per la Terra, in condizioni di equilibrio, un surriscaldamento compreso tra 1,5
e 4,5° C: si tratta perciò di una variabilità assai marcata.
Con sicurezza ancora minore
si può guardare al dettaglio spaziale delle simulazioni di scenario, ossia alla
distribuzione geografica delle variazioni. Alcuni risultati delle simulazioni
godono però di un accordo pressoché generale: le alte latitudini dovrebbero
riscaldarsi più di quelle basse; la stagione invernale più di quella estiva; il
complesso del pianeta dovrebbe subire un incremento delle precipitazioni.
Il mutamento dell’equilibrio
climatico osservabile tramite questi modelli di circolazione globale può
alterare gli equilibri del ciclo idrologico, determinando un impatto di segno
negativo.
La modificazione dei regimi
idrologici è una espressione sintetica delle alterazioni subite dagli altri
processi del ciclo idrologico.
Il presente lavoro di tesi
vorrebbe essere uno strumento di semplice e facile utilizzo per
l’individuazione di alcuni indici di carattere globale e locale che permettano di elaborare
informazioni chiare e facilmente confrontabili sulla stabilità dei regimi
idrologici, sulla base della presenza di recenti significative modificazioni
del ciclo idrologico.
La stagionalità delle
portate varia molto da fiume a fiume ed è influenzata principalmente dai cicli
locali di precipitazione, evapo-traspirazione, infiltrazione, precipitazioni
nevose e da alterazioni di carattere antropico, da fattori dunque ad alta
variabilità stagionale. Il risultato potrà ritrovarsi ampliato nelle portata a
causa delle caratteristiche proprie del bacino e dell’influenza dell’uomo.
La stabilità dei regimi è
quasi sempre stata considerata come variazione della media di serie storiche.
Questo tipo di analisi è sicuramente utile a determinare il massimo e il minimo
stagionale e le loro variazioni inter-annuali e intra-stagionali. Generale si ricerca un trend all’interno di regioni
climatiche omogenee, per sviluppare modelli in grado di stabilire scenari di
precipitazione e portata futuri.
La classificazione di regimi idrologici di Lvovich,
basata sulla distribuzione stagionale delle portate, e quella di Pardè, basata
sulla distribuzione delle precipitazioni all’interno dell’anno e sulla
distribuzione dei periodi di massima e minima portata, sono di carattere troppo
generale e necessitano quindi di essere più quantitative.
L’uso di regimi idrologici come strumento per
determinare dati necessari per la costruzione di modelli climatici è stato
proposto da Krasovskaia. Tale metodo consiste in una classificazione ascendente
gerarchica di portate mensili che soddisfino determinati criteri di
minimizzazione della grandezza entropia.
Il principale vantaggio che questo metodo offre è la
capacità di considerare la regolarità temporale dell’andamento delle portate
stagionali. Lo studio ha tuttavia il limite di condurre a risultati differenti
utilizzando criteri discriminanti soggettivi o basati su classificazioni
passate.
La portata di un fiume riflette in maniera chiara le
condizioni climatiche e fisiografiche
del bacino a cui appartiene. La condizione in cui esso si viene a
trovare può essere stabile, dimostrando perciò di avere la medesima
stagionalità, oppure instabile, dimostrando di essere caratterizzato da
stagionalità differenti..
Le variazioni nelle portate da un anno all’altro
giocano un ruolo importante anche al fine della tutela della risorsa idrica. La
stabilità dei regimi viene quindi considerata come una proprietà aggiuntiva di
serie storica di portate.
Cinquantatre bacini Svizzeri sono stati sottoposti
all’analisi di variabili e parametri di carattere statistico e idroclimatico.
-
Le
variabili considerate sono:
-
Portata
media annuale e media mensile.[ m3/s]
-
Massimo
e minimo annuo giornaliero e mensile.[ m3/s]
-
Julian
day del massimo e del minimo giornaliero.
-
Mediana
della portata giornaliera in ogni anno.
-
Parametri:
-
Varianza
della portata giornaliera.
-
Coefficiente
di auto-correlazione della portata annuale.
-
Coefficiente
di Pardè.
Accanto a questi strumenti
di analisi, si sono utilizzati nuovi indici per caratterizzare il regime delle
portate basati sul concetto di:
entropia informativa.
ampiezza e fase della serie
di Fourier che interpola i dodici
valori di portata media del periodo di riferimento.
Si sono poi ricercate
connessioni tra questi indici e le caratteristiche fisiografiche dei bacini.
In uno scenario di
cambiamento climatico, il regime di pioggia dei bacini montani può subire
variazioni delle proprie caratteristiche di stagionalità.
Per valutare quindi la
stabilità di un regime nel tempo si è applicata l’analisi di Fourier e il
concetto di entropia informativa ai dati di portata mensile di ogni singolo
anno.
Tutti gli indici presentati
sono risultati essere utile strumento di analisi per:
la valutazione oggettiva di
differenze tra bacini in una regione.
la ricerca di possibili
variazioni nel “timing” della portata massima e minima rispetto al regime
medio.