BARBARA PICCO

 

1. L’UTILIZZO DEL RADAR IN CAMPO IDROLOGICO

 

Il ruolo del radar meteorologico nelle applicazioni idrologiche è legato alla sua capacità di fornire stime della distribuzione spaziale del campo di precipitazione ad elevata risoluzione spazio-temporale.

L’impiego del radar presenta alcuni vantaggi, quali la possibilità di una visione globale, in tempo reale, dei fenomeni di precipitazione in atto su un’area molto vasta (104 km2), e la stima dell’intensità del fenomeno su un grigliato regolare. Inoltre il radar permette il monitoraggio della precipitazione con continuità spaziale, rilevando anche fenomeni estremamente localizzati, e con continuità temporale, grazie alla possibilità di effettuare scansioni con elevata frequenza (nel caso dei radar gestiti da ARPA Piemonte una ogni 10 minuti). Tuttavia l’informazione meteorologica da radar risulta affetta da parecchi errori, quali l’attenuazione del segnale, la propagazione anomala (legata a variazioni dell'indice di rifrazione atmosferico), e l’utilizzo di misure acquisite a quote elevate rispetto al suolo dovuto alla presenza di ostacoli orografici. Questi causano di solito una sottostima nel valore della riflettività Z (potenza del segnale retrodiffuso misurata in dbZ) e quindi dell’intensità di precipitazione al suolo R (mm/h), che viene stimata con la relazione di Marshall-Palmer  (a e b sono due coefficienti). L’intersezione del fascio radar con lo strato di fusione (bright band) può invece  modificare il valore di riflettività misurato aumentandolo (sovrastima della precipitazione). Se tralasciati, questi aspetti conducono ad un'errata valutazione delle precipitazioni e di conseguenza della situazione idrologica.

 

La presente Trattazione, svolta presso ARPA Piemonte (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) si pone come obiettivo di fornire un contributo nell’ambito dell’integrazione della misura del radar con misure da rete al suolo (pluviometri).

 

2. PRESENTAZIONE DELL’AREA DI STUDIO E DATI UTILIZZATI

 

Il bacino scelto come oggetto di studio è quello del Sangone e del Chisola, che si trova nella zona centro occidentale del Piemonte ed ha un’area che supera appena i 760 km2.

I dati disponibili in ARPA Piemonte sono forniti da una rete di più di 350 stazioni al suolo in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta che danno le misure dell’altezza di pioggia ad intervalli di 10 minuti. Le stazioni pluviometriche considerate sono circa 18 (il numero varia a seconda dell’anno considerato) e si trovano all’interno del bacino o nella zona immediatamente limitrofa. I due radar utilizzati, Bric della Croce (Piemonte) e Monte Settepani (Liguria), generano le mappe di riflettività con frequenza temporale di 10 minuti: queste elaborazioni sono state utilizzate per i confronti con i dati pluviometrici.

 

3. SELEZIONE DEGLI EVENTI

 

La selezione degli eventi piovosi è avvenuta con attenzione, in modo da riuscire ad isolare due eventi convettivi, di breve durata e forte intensità, due stratiformi, con aree piovose maggiori ma intensità su 10 minuti minori, ed infine tre eventi intermedi tra le due categorie riconosciute.

 

4. ANALISI SVOLTE

 

Inizialmente si vuole valutare la congruenza tra le due diverse misure in relazione all’informazione booleana di pioggia-non pioggia. L’analisi è di tipo ‘puntuale’: la misura dei pluviometri al suolo viene confrontata con la misura di riflettività radar relativa ai siti in cui sono collocate le stazioni. Si

cerca di definire un valore soglia di riflettività che corrisponda a probabile precipitazione al suolo per delineare le ipotetiche regioni di pioggia (la soglia per i pluviometri è 0,15mm/10 minuti).Inizialmente si considera l’evento nel suo complesso, e si rappresentano i dati di pioggia e riflettività relativi a tutte le stazioni contemporaneamente per dare una valutazione generale della tipologia e della misura di errore in percentuale. Per portare l’analisi ad un livello più approfondito si analizza in dettaglio il comportamento dei dati nelle singole stazioni e si pone l’attenzione sul confronto tra i dati pluviometrici e le stime di precipitazione da radar (validazione dei dati radar con i pluviometri), inizialmente a intervalli di 10 minuti, poi integrando i dati sugli intervalli temporali di 30 minuti e 1 ora.

 

L’analisi diventa a questo punto spaziale e si studia il campo di riflettività sul bacino ponendo l’attenzione sull’evoluzione cronologica di alcune caratteristiche degli eventi piovosi: il valore di riflettività massimo, quello medio e la deviazione standard, che dà un’idea del grado di dispersione dei valori del campo, la percentuale di area di bacino interessata da pioggia e quella da attività convettiva.

 

Si tratta infine l’analisi dei campi di precipitazione: l’uno definito attraverso l’interpolazione dei dati pluviometrici mediante i poligoni di Thiessen, l’altro stimato da radar con la relazione di Marshall-Palmer. Lo studio dell’evoluzione nel tempo dei campi di pioggia è completato da considerazioni sugli inviluppi dei valori estremi di precipitazione.

 

5. CONCLUSIONI

 

Le analisi effettuate mostrano che nel caso di eventi temporaleschi convettivi si può ottenere una valutazione approssimata ma istantanea dell’area di territorio interessata da pioggia al suolo isolando le regioni con riflettività maggiore di 22-23 dbZ. In questi casi, l’errore che si commette nella valutazione è dell’ordine del 10%-15%.

 

Per eventi stratiformi con precipitazioni nevose anche in pianura non è possibile stabilire una soglia di riflettività perché si creano anomalie nelle misurazioni sia del pluviometro che del radar. Per eventi stratiformi con precipitazioni nevose solo ad alta quota si ottiene un buon accordo sull’informazione di ‘pioggia-non pioggia’ tra i due strumenti abbassando la soglia di riflettività a 15 dbZ. Non si può però prescindere da un’attenta analisi della quota della neve (zero termico) e della visibilità del radar ( per vedere se il fascio interseca la bright band).

 

In tutti gli eventi si è registrata una generale sottostima della precipitazione da parte del radar rispetto al dato pluviometrico: negli eventi stratiformi si arriva a sottostime del 50-60% causate da una molteplicità di fattori (tra cui la presenza di precipitazioni nevose); negli eventi convettivi la sottostima varia a seconda dell’intensità e della durata dell’evento (dal 9-10% al 40%). L’analisi sulla sincronia delle due tipologie di strumenti ha dato risultati molto positivi: il riconoscimento dell’evoluzione dell’evento piovoso è praticamente simultaneo (sui 10 minuti), così come lo sono gli incrementi di precipitazione.

 

Altrettanto positivi sono stati i riscontri sull’entità del solido di pioggia degli eventi convettivi e sulla superiorità del dato radar, rispetto alla rete a terra, nel cogliere l’effettiva varianza spaziale della precipitazione.

 

            

 

Figura 1. Mappe di riflettività : evento convettivo (sinistra) ed evento stratiforme (destra).

Nelle immagini sono evidenziati i contorni regionali e il bacino considerato nel caso studio.